Dalla magia e dallo sfarzo della Riviera Fiorita, questi luoghi si animano di una emozionante 'corsa nella storia': è la Venicemarathon, molto più di una competizione sportiva, quest'anno prevista per il 26 ottobre.
Venicemarathon ha uno dei percorsi più spettacolari al mondo, con partenza alle ore 9.20 da Stra ed arrivo a Venezia in Riva Sette Martiri.
I primi venti chilometri di percorso si sviluppano nella Riviera del Brenta e costeggiano il canale navigabile. Il paesaggio è tipicamente di campagna, ricco di vegetazione e caratterizzato dalle numerose ville settecentesche. La maratona attraversa quindi il centro abitato di Marghera e di Mestre, e raggiunge Venezia tramite il Ponte della Libertà (un rettilineo di quasi 4 chilometri). La gara prosegue nell'area portuale di Venezia ed entra nel centro storico per gli ultimi chilometri, semplicemente unici. Si corre prima sulle Fondamenta delle Zattere, lungo il Canale della Giudecca. Quindi, arrivati a Punta della Dogana, gli atleti attraversano il Canal Grande su un ponte galleggiante (lungo 160 m ed allestito appositamente per la gara) e, costeggiando Piazza San Marco e il Palazzo Ducale, raggiungono il traguardo posto in Riva Sette Martiri, in panoramica posizione sulla laguna.
Venicemarathon ha uno dei percorsi più spettacolari al mondo, con partenza alle ore 9.20 da Stra ed arrivo a Venezia in Riva Sette Martiri.
I primi venti chilometri di percorso si sviluppano nella Riviera del Brenta e costeggiano il canale navigabile. Il paesaggio è tipicamente di campagna, ricco di vegetazione e caratterizzato dalle numerose ville settecentesche. La maratona attraversa quindi il centro abitato di Marghera e di Mestre, e raggiunge Venezia tramite il Ponte della Libertà (un rettilineo di quasi 4 chilometri). La gara prosegue nell'area portuale di Venezia ed entra nel centro storico per gli ultimi chilometri, semplicemente unici. Si corre prima sulle Fondamenta delle Zattere, lungo il Canale della Giudecca. Quindi, arrivati a Punta della Dogana, gli atleti attraversano il Canal Grande su un ponte galleggiante (lungo 160 m ed allestito appositamente per la gara) e, costeggiando Piazza San Marco e il Palazzo Ducale, raggiungono il traguardo posto in Riva Sette Martiri, in panoramica posizione sulla laguna.
Ecco il link ufficiale:
"SONO UN MARATONETA
Vero: proprio un maratoneta. E provo a spiegare cosa significa per me. Sto viaggiando in macchina, posso essere in Kazakistan o nella mia Toscana: mi guardo intorno, vedo una collina che copre l'orizzinte e mi sorprendo a fare calcoli, a dirmi che sì, in un paio d'ore di corsa posso arrivarci. Sono un maratoneta. Ed è una conquista enorme se penso a come tutto è iniziato, alle mie origini, alla ia generazione creciuta senza che intorno le parlassero di sport, benessere, qualità della vita.
Ringraziando il cielo, provengo da una famiglia povera. Avevo solo un paio di scarpe e mia madre mi diceva sempre di non consumarle per andare a giocare a pallone. Ma non ho mai provato invidia per i ricchi che potevano permettersi le "scarpe da tennis", le uniche che circolavano, mica le decine di modelli di scarpa da running dei giorni nostri. Sì, sono cresciuto senza sport e a quindici anni già facevo musica. Ricordo ancora quando Gianni Morandi, nell'81, venne a chiedermi se sapevo giocare a pallone e se volevo far parte della Nazionale cantanti. "E chi lo sa, ci provo", gli risposi. La molla scattò allora. Avevo trentaquattro anni, ero magro come un chiodo e facevo notte suonando. Era la mia vita, mi sentivo un leone, Ma correndo dietro ad un pallone capii che se avessi continuato ad allenarmi sarei stato meglio. E da allora, per me, allenamento significa corsa. Semplicemente.
Sono un maratoneta perché un giorno, era il Natale del '98, fui inviatato ad una festa a Piombino in cui conobbi Verlezza e Mazzola, mitici maratoneti locali, e quel "guru" di Fulvio Massini.
Si parlò di corsa, venne fuori New York. Il giorno dopo ero fuori ad allenarmi e nel Duemila stavo sul Verrazano Bridge, in mezzo a migliaia di persone col mio stesso sogno da realizzare.
Sono un maratoneta perchè ho corso tre volte la 100 chilometri del Sahara e la maratona che ti propongono li, alla terza tappa, è stata la più bella e la più difficile della mia vita. Parti e corri verso una collina, seguendo la strada che vuoi. Arrivi in cima e te ne indicano un altra. Così fino al traguardo. E' un voucher per la vita, perché anche quella fatta di colline, addirittura di montagne da scalare, di strade in salita e in discesa. E lo sport, se ti avvicini con umiltà, ti aiuta a superare quegli ostacoli. Devi avere un po' di sofferenza dentro di te, per riuscirci senza affanni.
Correndo ho imparato una grande lezione dell'esistenza. Se vedo tre metri cubi di tronchi a terra e so che devo tagliarli e portarli a casa perché mi serviranno per l'inverno, posso farmi intimorire dalla visione d'insieme. Ma poi, ragionando da maratoneta, so che posso farcela, che posso mettermi li a tagliare e trasportarne un po' alla volta. Ci metterò un giorno, due, forse una settimana, ma arriverò in fondo al lavoro e porterò tutto a casa. Molta gente si perde dentro la vita perché ha paura di affrontarla. La corsa mi ha insegnato a non aver paura di guardare avanti.
Riccardo Fogli.
tratto da Runner's World, gennaio 2007"
3 commenti:
sono d'accordo, ma la maratona non potrebbe essere più corta?
Sai, sono convinta che sia anche per questo che rappresenta una bella sfida...non solo la lunghezza del percorso, ma l'arrivo a Venezia, dove provi forti emozioni:l'essere arrivato al traguardo affrontando la più impegnativa delle prove, ovvero quel sali e scendi dai ponti nell'ultimo tratto in Bacino San Marco e il pubblico che ancor più fortemente ti applaude, perchè sa che ce l'hai fatta. Perchè per quanto lungo il percorso e difficile sia TU CE L'HAI FATTA!
non sono un maratoneta, ma come dice il test sul sito di Albanese ... il mio amore per la corsa è sincero, non credo sia una questione di distanza è come dice Fogli, sai che con le tue gambe puoi arrivare ...
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