sabato 9 agosto 2008

E il viaggio continua

Proseguiamo il nostro viaggio che Porto Menai ci conduce verso Piazza Vecchia.


Così denominata perchè probabilmente quando nel 1539 fu creato in quella località di Oriago che oggi si chiama Piazza Mercato, divenne giocoforza adottare l'indicazione Piazza Vecchia per la vecchia Piazza di Gambarare ora sostituita dalla nuova.

In questo sito troviamo uno dei Cippi di confine del Dogado.


Nel 1790 i Savi ed Esecutori alle acque ritennero opportuno stabilire una nuova linea di conterminazione per dividere la laguna dalla terraferma, sottoponendo a speciali leggi idrauliche il territorio. Tale linea che chiudeva tutto l'estuario con 99 cippi, perimentrava per 157 km il bacino lagunare. Originariamente in cotto i cippi furono sostituiti, nel corso dell'ottocento con strutture in pietra d'Istria. Hanno altezza che varia da 80, 150,200 cm in relazione alla loro sporgenza dal terreno sottostante.



Altri cippi li troviamo lungo il territorio mirese, nel tratto perimentrale del confine amministarivo (ad es. Oriago via Ghebba o Dogaletto).

Proseguendo arriviamo a Gambarare.



Abbastanza difficile definire con precisazione il riferimento geografico del toponimo, perchè esso da una parte di riferisce all'ampio territorio alle spalle di Venezia, dall'altra ad un attuale centro abitato diverso da quello a cui, forse, originariamente era stato attribuito.
Gambarare è oggi una frazione del comune di Mira con diversi centri abitati, ma nell'antichità, quando il margine della laguna era più arretrato rispetto a quello attuale, il territorio di Gambarare si presentava come un continuo succedersi di barene, isole e valli, in mezzo alle quali il fiume Brenta e Muson avevano le loro foci.
Della nascita di Gambarare si hanno notizie certe solo all'inizio del XIII sec.:distava 16 miglia da Padova, alla quale era congiunta da una strada che proprio li attraversava un ramo del Brenta defluente verso Curano.Gli studiosi pensano che fosse questa la Fossa Gambarara, ricordata in un documento del 819, così chiamata per gli innumerevoli gamberi presenti, da cui trasse poi origine il termine Gambarare.Presente in questo territorio l'abbazia , edificio dipendente da Sant'Ilario.
Oggi purtroppo l'Abbazia è stata trasformata in un progetto in fase esecutiva in abitazioni Ater, come testimonia la dura battaglia del consigliere Morara:

Tratto dal
Il Gazzettino online, Domenica, 6 Novembre 2005
"MIRA L'ex abbazia di piazza Vecchia destinata a case Ater potrebbe contenere i resti di cinque dogiAntonio Tosi



Mira
La millenaria ex Abbazia di Piazza Vecchia a Mira, che verrà presto trasformata in abitazioni Ater, potrebbe ancora contenere i resti mortali di cinque dogi veneziani. Lo afferma il consigliere di Fi Mario Morara, che sostiene di essersi documentato a fondo sulle vicissitudini della struttura nel corso dei secoli. "L'Abbazia viene menzionata nei documenti storici già dall'819 - spiega -, e con essa l'importanza strategica ed economica del territorio di Piazza Vecchia e Gambarare, crocevia per il commercio e l'incontro di genti, con la pesca dei gamberi e l'agricoltura quali attività principali già da qualche secolo. Un territorio in cui per molto tempo si è rispecchiato l'intero popolo di Mira e su cui sono state fondate le basi per il futuro. E l'Abbazia, nel corso degli anni, è diventata sempre più simbolo e punto di riferimento, al punto che cinque dogi veneziani l'hanno scelta come luogo di sepoltura. Il fatto interessante è che non esistono documenti che attestino che le loro spoglie siano state spostate da lì".Per questo Morara rivolge un appello al Comune di Mira e alla Soprintendenza alle Belle Arti di Venezia: "Non si possono cancellare in modo indiscriminato secoli di storia, arte e cultura. Prima di costruire le nuove case Ater andrebbero eseguiti scavi archeologici per verificare se le tombe di quei dogi siano ancora presenti. Inoltre potrebbero emergere altri reperti interessanti. L'Amministrazione non può continuare a cementificare disinteressandosi delle radici e del passato della popolazione che rappresenta".

A tutt'oggi sembra che le spoglie dei 5 dogi veneziani siano da ricercarsi nei prossimi scavi di Sant'Ilario, a Dogaletto, che riprenderanno in primavera.Resta comunque un'importante testimonianza dell'insediamento e sviluppo nel nostro territorio.

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